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I RACCONTI DEL CUSCINO - Peter Greenaway

sabato 7 aprile 2012

Intermezzo poetico

Giusto per non perdere l'abitudine di scrivere, vi regalo una poesia di Emily Dickinson


















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Buongiorno - mezzanotte -
vengo a casa -
il giorno - si è stancato di me -
io come avrei potuto - di lui?

La luce del sole era un bel posto -
mi piaceva restare -
ma la mattina - non mi voleva -
perciò - buonanotte - giorno!

Posso guardare - vero -
quando l'oriente è rosso?
Le colline - hanno un modo - allora -
che fa traboccare - il cuore -

Mezzanotte - non sei così bella -
ho scelto - il giorno -
me - prendi una ragazzina -
che lui ha mandato via! 
 

giovedì 5 aprile 2012

Il parco dei talenti

Entrare in una libreria mi fa sempre lo stesso effetto. Un po' mi sento come a casa, vago per gli scaffali in cerca di qualcosa da comprare(perché se entro in una libreria nel 96% dai casi compro), e un po' mi prende una sorta di strana inquietudine. Penso a tutti quei libri, a tutte quelle parole che non potrò mai leggere, non basta la mia vita. E non parlo di tutti i volumi esistenti, ma anche solo di quelli che potrebbero interessare a me. E mi ritrovo a sperare di avere la possibilità di vivere altre vite in modo da poter continuare l'opera di acculturamento. In tutto questo mi sovviene un pensiero: ma quanto cavolo scrive la gente? E quanti sono coloro che mettono nero su bianco i propri pensieri? Considerando poi solo i pubblicati. Chissà quanti giacciono in un cassetto dove non li può leggere nessuno.
Che cosa spinge tutte queste persone a fare della scrittura il loro mestiere? È solo la voglia di comunicare e la consapevolezza di avere un talento da sfruttare per guadagnarsi da vivere? Io credo che sia molto di più. È anche il tentativo di guadagnarsi un biglietto per l'eternità. La volontà di lasciare il segno, di far sì che il passaggio in questa vita non sia vano.
Da adolescente io volevo essere un genio. Uno Shakespeare, un Mozart, qualcuno che potesse lasciare un segno. Qualcuno da ricordare, insomma. Ho avuto sempre questo bisogno di essere ricordata, o forse devo dire di non essere dimenticata. A conti fatti credo che sia il bisogno di ognuno di noi. Guadagnarsi l'eternità con qualcosa che facciamo o che lasciamo ed abbia la nostra impronta, sapere che il nostro nome, in un modo o nell'altro, resterà. Forse è questo che spinge tanti a scrivere, più o meno inconsciamente.
Ma come si fa a capire qual'è il talento giusto che ci porterà a destinazione? Lo scegliamo noi? O ci viene assegnato, magari in sogno?

Sprofondata nel mio letto sento le palpebre farsi pesanti, chiudo gli occhi e in poco tempo il mio respiro si fa sempre più lento e regolare. D'improvviso mi ritrovo immersa nella nebbia. Cammino con passo incerto, non so dove vado, ma sento che devo andare. Voci lontane, confuse, mi confermano che la direzione è giusta. Man mano che avanzo la nebbia si dirada fino a farmi distinguere un cancello dal metallo abbagliante.
Una figura maschile vestita di bianco mi si avvicina con passo sicuro e, guardandomi dritto negli occhi, mi dice:
- Nuova?
Sono un po' sconcertata, lo confesso. Ma che dico un po'? Parecchio. E riesco solo ad annuire e ad emettere parole incerte:
- Dove mi trovo?
L'uomo che mi sta di fronte, lo sguardo rassicurante e il sorriso bonario di chi ha risposto già tante volte a quella domanda, indica ciò che si estende alla sue spalle
- Non indovini? Dimmi che cosa vedi.
- Un cancello
rispondo io, conscia di aver espresso un'ovvietà.
- E poi? Guarda bene.
D'un tratto le immagini oltre il cancello si fanno nitide e nella mia mente entra il sole, mi sento come quando la melodia si apre nel ritornello e i sensi sorridono. E' tutto più chiaro ora, alberi, siepi, panchine circondano una scena inusuale: file di individui in attesa come davanti a sportelli di servizio e in fondo ad ogni fila, in alto, un display.
- È un parco
un sorriso stupito si esprime nella mia voce
- ma che fanno tutte quelle persone in fila?
- Questo è il parco dei talenti, le persone che vedi attendono di ricevere una risposta alle loro domande: sapere quale talento le accompagnerà nel percorso di vita che stanno affrontando. Arrivati al banco entreranno a conoscenza della personale attitudine che dovranno coltivare una volta svegli. Per potersi realizzare pienamente. E tu, sei qui per lo stesso motivo.
- Io? Non lo so...Io ho semplicemente seguito una forza che mi ha attratta fin qui. Ma, come mai ci sono così tante file? Non ne vedo la fine.
- Perché i talenti sono molteplici, tutti variegati, ognuno ha il suo, ognuno ha la possibilità di lasciare un segno differente. Ciascun mestiere, ciascuna inclinazione, ciascun modo di essere porta alla realizzazione di se stessi. Basta prendere il numero qui e attendere il proprio turno. È semplice, coraggio.
Il sorriso caldo del guardiano del parco mi attraversa il cuore, sento un entusiasmo, una fiducia mai avvertiti prima. Allungo la mia mano verso la macchina erogatrice di biglietti, che fino ad un attimo prima non avevo notato, premo il bottone e subito parte uno strano rumore. L'uomo accanto a me alza la voce per superare il frastuono
- Appena la macchina avrà finito riceverai un biglietto con due numeri: il primo indica la fila, il secondo il tuo turno.
Il suo sguardo però, da sereno e rassicurante è diventato perplesso e preoccupato, ma cerca di nasconderlo abbastanza bene.
D'improvviso il rumore cessa e dalla fessura spunta il biglietto: il mio cuore fa un balzo, e prende a battere più velocemente. È arrivato, il momento della verità è lì a portata di mano, basta afferrare quel piccolo pezzo di carta e....
Eccola lì nelle mie mani, la risposta alle mie domande e io non riesco a credere a quel che vedo:
- Bianco...è un foglio bianco...che cosa significa?
cerco una risposta negli occhi del mio interlocutore, ma vedo che anche per lui è una novità.
Il suo sguardo vaga alla ricerca di qualcosa da dire:
- Beh, in questo caso, il tuo talento te lo devi inventare...inventare...inventare
La luce si affievolisce intorno a me, le immagini si fanno confuse e sempre più buie, sento il terreno vacillare sotto i miei piedi e la sensazione di precipitare s'impadronisce del mio corpo, mentre quell'unica parola riecheggia nelle mie orecchie.


















Mi sveglio di colpo con una nenia martellante nella testa: INVENTARE - TALENTO - INVENTARE - TALENTO

Dunque è così che funziona, devo fare tutto da sola, senza un'indicazione, un consiglio che mi dica che la strada è giusta. E sia, inventerò il mio futuro, testerò i talenti possibili e scoprirò cosa mi rende unica e memorabile. Che la caccia cominci.

Io e Nelly Furtado

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